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Il carburante del desiderio

 

Abbiamo già detto in altre occasioni che la vita si forma attraverso la contingenza pura degli incontri. La forma della nostra vita è il risultato degli incontri che abbiamo fatto.

Fino ad un certo punto della vita, prima del libero arbitrio, gli incontri, sono quelli in cui siamo stati immersi, che la famiglia o le figure di riferimento hanno scelto per noi, poi, gli incontri successivi sono frutto della scelta dell’ambiente che abbiamo deciso di frequentare.

Parliamo quindi anche di scuola che è, il luogo elettivo, il luogo fondamentale della formazione. La scuola è un luogo di incontri: incontri tra le generazioni, incontri con le istituzioni, incontri tra pari. Gli incontri, anche a scuola, non sono tutti buoni, ci sono buoni e cattivi incontri e sia i buoni che i cattivi incontri lasciano un segno.

Il cattivo incontro

Sintetizzando in maniera estrema possiamo dire che il cattivo incontro è quello che chiude la possibilità di accesso al mondo. Facciamo un cattivo incontro quando facciamo un incontro traumatico che fissa la nostra vita in una ripetizione cieca.

A seguito di quel cattivo incontro, il tempo della vita successivo a questo evento, non fa altro che ripetere e ripetere quel cattivo incontro. Quando facciamo un cattivo incontro il mondo si chiude, il mondo perde ossigeno, il mondo non si allarga, Il mondo si restringe.

Il buon incontro

Il buon incontro invece è, bisogna essere disponibili però a fare buoni incontri, è quello che ci fa vedere attraverso quell’incontro, che il volto del mondo è un altro rispetto a quello che fino a quel momento avevo visto, avevo conosciuto. Il buon incontro è l'incontro che apre e moltiplica i mondi.

Gli incontri formativi, gli incontri che danno forma alla vita, i buoni incontri sono sempre incontri erotici perché sono incontri che appunto, spalancando i mondi, spalancano la nostra vita e questa non è più come prima.

Questi incontri, a volte nella scuola, si fanno attraverso gli insegnanti, innanzitutto, ma si fanno anche attraverso i libri.

La lettura di un libro può essere in sé un incontro che lascia il segno e non è più come prima. La letteratura fa esistere più mondi, li spalanca e spalancando i mondi, apre la nostra vita.

Insegnante significa colui o colei che sa lasciare il segno.

C'è insegnamento quando qualcuno lascia in noi un segno, dà forma alla nostra vita. Di che cosa è fatto questo segno, questo segno così decisivo nella formazione della vita? Di che cosa è fatto il segno che un'insegnante sa lasciare nell'allievo?

Noi sappiamo che questo segno non è il contenuto di un sapere, non è un concetto, una nozione, non è un oggetto teorico, cioè gli insegnanti che non abbiamo dimenticato noi li ricordiamo non per cosa ci hanno insegnato, ma per la forma con cui hanno insegnato, per lo stile con cui hanno insegnato, per il loro corpo appassionato ed è quello che è indimenticabile.

Un'insegnante che lascia il segno, un'insegnante degno di questo nome, è un'insegnante che innanzitutto ama quello che insegna, cioè entra in un rapporto fisico, corporeo, erotico con il sapere e dunque fa del sapere, non qualcosa di astratto, aereo, semplicemente intellettuale, mentale, fa del sapere un corpo, fa del sapere un corpo erotico. Una delle grandi doti di un'insegnante è saper trasformare. Trasforma il sapere in un corpo erotico e trasforma l’allievo in un amante del sapere.

L’allievo diventa amante del sapere.

Questa trasformazione avviene, se avviene, nella parola dell'insegnante, e poi avviene una seconda volta nell'allievo. L'allievo non è più un recipiente da riempire, non è più un contenitore vuoto da riempire, la sua testa non è una zucca vuota da riempire, ma l'allievo si trasforma a sua volta in un corpo energizzato.

Un bravo maestro sa, mentre trasmette il sapere, preservare il limite del sapere non come insufficienza del sapere, ma come condizione profonda, umana del sapere.

Il limite del sapere è dato dall'impossibilità di risolvere il mistero della vita e della morte. L'impossibilità di risolvere il mistero del sesso. L'impossibilità di dire l'ultima parola su qual è il senso della vita e della morte.

Un bravo maestro mentre insegna, mentre trasmette il sapere, coltiva questo punto centrale questo mistero che abita il sapere, cioè l'impossibilità di sapere tutto. Non verremo mai, infatti, alla soluzione del mistero della morte

Un'illusione che noi tutti abbiamo attraversato è che il sapere del maestro possa essere travasato in noi. Ci offriamo al maestro come coppe vuote che il maestro riempirà col suo liquido.

Non più coppe vuote

Una bella lezione non è solo un'esperienza mentale, ma una esperienza del corpo. Alla fine ci si sente spossati, affaticati, presi. Una bella lezione è qualcosa che batte, che pulsa e ogni volta che finisce una lezione con queste caratteristiche viene da pensare “ancora. Ne voglio ancora”.

Nel campo dell'obbligo si può obbligare a desiderare? È un grande tema della scuola, questo perché la scuola è sempre la scuola dell'obbligo.

Quando l’allievo diventa amante del sapere il desiderio è stato creato.

E’ durante la scuola dell'obbligo che si gioca la partita del desiderio.

Come si può fare esperienza della libertà, dell'erotismo, del sapere laddove ci sono i programmi, ci sono i calendari, ci sono le verifiche laddove esiste un dispositivo, un automatismo che imprigiona sia gli allievi che gli insegnanti?

Come fare emergere la luce dell'incontro nel grigiore del dispositivo e della sua natura obbligatoria?

Una passione contagiosa

Il maestro non possiede il sapere, ama il sapere e nella misura in cui lo ama, lo rende desiderabile.

L'allievo riceve questo sapere desiderabile e lo trasforma in un corpo erotico e la dimensione dialettica della didattica crea svuotamento, che è il contrario del plagio. Svuotamento: cioè creare un vaso adatto a ricevere.

Dove non c’è cultura c’è droga, alcol, dipendenze, cioè un uso strumentale del corpo, un uso dissipativo del corpo. La dipendenza è desiderio di morte.

La droga possiamo vederla come il simbolo di una relazione con il corpo dell'altro predatoria, strumentale, orientata solo dal godimento dissipativo.

Invece è il linguaggio, la cultura che rende possibile la trasformazione del corpo dell'altro.

Quali sono questi corpi? I primi corpi sono i corpi del risveglio in giovinezza. Corpi che si incontrano, corpi sessuali. Grande risveglio dei corpi, ma sono anche gli altri corpi e soprattutto il corpo del mondo, il corpo della città, ogni legame.

Diventare un corpo-libro

Allora cosa vuol dire far diventare un corpo un libro? Vuol dire che quel corpo merita la nostra attenzione, la nostra cura, non si può leggere in fretta, bisogna dedicare tempo, la lettura non è un mangiare ingordo, la lettura esige scansione, tempo, sospensione, pausa. Soprattutto cura.

Trasformare il corpo, il corpo di chi amo. Trasformare il corpo del mondo in un libro e l’effetto più alto di una form-azione, un altro nome dell'amore.

Un amore non dissipativo, ma curioso dell’altro, attento, ricettivo, desideroso di scrivere assieme un processo evolutivo e di crescita e costante apprendimento.

Per concludere:

  • La scuola è uno dei primi ambienti in cui prendiamo forma e dove nasce, o meno, la nostra passione per l’apprendimento
  • La scelta degli ambienti successivi determina la costanza o meno di coltivare la nostra crescita come esseri umani
  • La cultura ci rende capaci di relazioni non dissipative dell’altro; relazioni di cura
  • La crescita personale, che avviene anche tramite i libri, è il viaggio più bello che esista ed è l’unico desiderio che, oltre a quello spirituale, non sarà mai saturo.