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La forma che prendiamo

Che cos'è la forma-zione? La form-azione è la forma che prendiamo grazie agli incontri che facciamo, con insegnanti e mentori, dichiarati tali, o casuali. L'intera esistenza è forma-azione (o dovrebbe esserlo). Siamo come plastilina che si modifica, costantemente, che si plasma per non tornare più allo stato originario.

Ogni incontro lascia in noi una forma e ogni in-segnante lascia in in noi un segno. Se la scuola ci avrà in-segnato ad imparare, potremo sempre contare su una fonte importante cui abbeverarci nella vita, una fonte di passioni che si rinnovano, che si modificano, ad ogni età. Siamo come plastilina che si modifica grazie agli stimoli ricevuti dalle persone che incontriamo, dalle persone che la vita mette sulla nostra strada.

Proprio per questo, a volte, siamo portati ad una parola molto deleteria per la nostra psiche. Questa parola, perniciosa, che si insinua malevola è "ormai". Ormai è un avverbio che esprime rassegnazione di fronte a qualcosa di irrimediabile o di inevitabile. "Ormai" è un avverbio che fa sì che non me ne importi più niente di nulla.

Ho cercato lungamente un avverbio che potesse scacciare questo virus, questo cancro dalla mente di molti ed è uno discorso di Massimo Recalcati ad avermi ispirata.

La parola, l'avverbio che può compiere questo miracolo è "ancora". Una parola salvifica, sia nel senso dell'avverbio: il perdurare dell'azione, della vita, delle possibilità; sia con l'accento spostato, che lo rende sostantivo: àncora, quel rimanere ancorati alla vita, a sé stessi, alla propria identità, rinnovata, ma uguale nell'essenza. Ancorati a quel sé stesso che siamo diventati, grazie ad una sequela di incontri, non tutti buoni, ma comunque formativi.

Se dovessimo rubare le parole a De André, diremmo "dal letame nascono i fiori" ed è lì, dal letame, metaforicamente parlando, cioè dai fallimenti, dalle persone a cui abbiamo dato fiducia a torto, dalle delusioni, dai dolori, dai tradimenti, che nascono le nuove energie, i cambiamenti, i nostri nuovi sé, la nostra forza creativa.

In cosa troviamo la forza? La troviamo forse in una comoda vita che ci viene regalata, senza privazioni, sul divano, con il telecomando a guardare l'ennesima serie di Netfix, oppure nel dolore, nel cercare le nostre risorse, i nostri talenti e nella capacità di vivere con il vuoto che ci abita?

Ancòra è la parola che diciamo quando ne vogliamo ancora. Nell'amore, nell'insegnamento stimolante. Ancòra è la parola che si dimentica il dolore e vede solo il piacere a cui ambire, il piacere di crescere, il piacere di imparare, il piacere del viaggio. Ancòra è la parola che più di tutte accompagna il carburante della vita: il desiderio.

E allora lo dico a voi over fifty, che magari recriminate di essere restati troppo a lungo in un matrimonio o in un'azienda o in una situazione. ma lo dico anche a voi giovani o N.E.E.T. (not in education, employement, training) che recriminate per le ingiustizie del mondo, per quelle aspettative di un dovuto. (Dovuto?). A voi tutti dico: abolite "ormai" dal vostro vocabolario e introducete "ancora"

Siate ancòra anche un àncora che funga da esempio agli altri di quello che ancòra è possibile, siate mentore, siate formatore, siate voi stessi, nella vostra unicità.

Siate felici, siate ancòra, felici.