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Svalutazione e Autonomia

Scritto da Rosa M. Mariani | 30-mag-2024 5.00.00

Nelle intenzioni del fondatore dell'Analisi Transazionale, Eric Berne c’era l'intento di avvicinare la psicologia alle persone, di renderla comprensibile e fruibile per migliorare la propria vita.

Porto un esempio entrando nel vivo dell’argomento di oggi: svalutazione e autonomia.

Parliamo di una cosa molto importante che è una componente dell'analisi transazionale, cioè la consapevolezza e il suo opposto, la svalutazione. “Non valgo niente” potrebbe essere l'indice di un processo di svalutazione molto importante.

La consapevolezza ha dentro il concetto di autonomia. L'obiettivo generale dell'intervento con l'Analisi Transazionale è promuovere l'autonomia negli individui ma anche favorendo lo sviluppo di una vita comunitaria che sostenga questa autonomia di tutti i suoi membri, perché non esiste un'autonomia individuale senza un ambiente che la sostenga.

L’A.T. è ancorata nella psichiatria sociale, quindi non dimentica mai il contesto dell'individuo, il contesto nella quale l'individuo si muove. Cosa vuol dire dunque raggiungere l'autonomia?

Siamo principi o ranocchi?

L’autonomia è uscire da un copione auto-limitante. Berne dice che siamo nati principi o principesse, cioè pieni di potenzialità, con piena libertà di realizzarci.

Poi possiamo aver fatto esperienze familiari, sociali o nella scuola con le quali ci siamo convinti di essere del tutto o in parte dei ranocchi e quindi raggiungere l'autonomia vuol dire togliersi questa pelle del ranocchio per riprendere lo sviluppo interrotto del principe o della principessa.

Quindi riguadagnare completamente la nostra autonomia è una cosa che a me piace molto per come viene concepita nell’A.T. e viene concepita non come potrebbe far pensare a prima vista la parola, cioè “io sono autonomo quindi mi baso su me stesso e faccio quello che mi pare”, ma vuol dire essere, nell'accezione Berniniana, essere consapevoli e quindi in contatto con la realtà, spontanei, quindi liberi di esprimerci, e intimi, cioè collegati e aperti con gli altri.

Per questo non può esserci un'autonomia solo individuale e deve essere anche un'autonomia sociale, ci deve essere una società che supporta tutto questo.

Vediamo le componenti una ad una.

Consapevolezza, essere in contatto con il qui e ora, con sé, con il contesto, senza filtri. (elastici, contaminazione, tutte lenti, deformanti che non ci permettono di stare nella realtà così com'è, nel qui e ora, pienamente consapevoli)

La spontaneità è la seconda componente dell'autonomia, cioè l’agire in modo libero, però scegliendo responsabilmente soprattutto una gamma di sensazioni, di pensieri, di comportamenti, usando liberamente i tre Stati dell'io che conoscete, Genitore, Adulto e Bambino, in contatto con i propri desideri e in contatto con l'altro. Come vedete l'altro è sempre presente, l'altro è l'interfaccia della persona autonoma e fa parte dell'autonomia, la presenza dell'altro.

L'intimità è l'ultima componente: è la capacità di condividere liberamente le emozioni, pensieri, i desideri. Ci contraddistinguono i comportamenti con le altre persone, senza giochi (psicologici) o altro tipo di barriere.

I “Giochi”sono sempre un concetto di Analisi Transazionale che si possono frapporre tra noi e l'altro, quindi -appunto- varie forme di svalutazione per le quali ci nascondiamo o pensiamo di dover modificare la nostra esperienza emotiva.

Quindi l’autonomia, quando noi realizziamo queste tre componenti che la caratterizzano: consapevolezza, spontaneità, intimità, la possediamo.

Facciamo un primo (difficile) passo

Il primo passo per uscire dalla svalutazione di noi e dell’altro è la consapevolezza.

Se noi svalutiamo delle parti importanti di noi stessi, della realtà, dell'altro perdiamo quella totale libertà di scelta che abbiamo nel momento in cui siamo nel contesto e siamo consapevoli di tutti questi elementi.

Quindi, lo ripeto, essere consapevoli è il primo passo per guadagnare la strada verso la piena autonomia.

La svalutazione la possiamo vedere come il modo principale con cui ci togliamo potere e rimaniamo dentro la simbiosi, cioè dove non utilizziamo tutte le nostre capacità, ma una parte la deleghiamo a qualcun altro, a chi è nel copione, quindi sempre nell'auto-limitazione.

Ecco le fasi

Per prima cosa dobbiamo mettere a fuoco in che modo ci togliamo potere. Cos’è che non riesco a:

  • fare
  • sentire
  • comunicare

Dov’è che mi metto un impedimento? In quale area? Sto svalutando me, gli altri o la realtà.

  • Me stesso? (io non sono capace, io non posso)
  • Gli altri? (l’altro non è capace, non può)
  • la realtà? (è priva di opzioni, di possibilità)

Quale tipo di realtà stiamo operando?

  • stimoli
  • problemi
  • opzioni

Nell’ambito della svalutazione, la più grave svalutazione che ci possa essere è quella dell’esistenza, cioè svaluto l'esistenza di uno stimolo, di un problema o di opzioni.

Svaluto l’esistenza di un problema. In second’ordine ne svaluto la rilevanza, cioè il significato di questa cosa. Ne posso poi svalutare la risolvibilità cioè la possibilità di cambiamento, oppure posso pensare che la cosa esiste e che è importante, che è risolvibile, ma io non sono capace di risolverla, cioè quindi svaluto le capacità personali di poter agire in maniera libera e di risolvere adeguatamente il problema.

Riassumiamo:

  • esistenza
  • rilevanza
  • risolvibilità
  • capacità personali

Facciamo un piccolo esempio. Una madre che decide di risolvere un problema al posto del figlio, lo sta svalutando nella sua capacità di autodeterminarsi.

Anche astenersi è una forma di svalutazione, è un comportamento cosiddetto “passivo” verso una situazione che ci crea disagio.

Pensare di non volere partecipare ad una riunione a cui siamo stati invitati perché non ci sentiamo adeguati, quando invece, il solo fatto di essere stati siamo invitati dimostra che il nostro contributo è benvenuto, significa svalutare le proprie capacità.

Quando ci manteniamo nella svalutazione, ci manteniamo nel copione e lo rinforziamo. E’ il processo che va riesaminato quando agiamo attivando il copione, in modo da poter far entrare in campo lo Stato dell’io Adulto.

Se pensiamo ai nomi con cui ci blocchiamo in termini della matrice di svalutazione che abbiamo visto prima e pensiamo al tipo e al livello della svalutazione che mettiamo in atto, apriamo la porta alla consapevolezza, quindi questo è quello che vi consiglio di fare rispetto a quello che vi blocca, che vi fa sentire inadeguati o che vi fa percepire gli altri inadeguati: cercate di identificare il livello.

Prova su di te

Dov'è che mi blocco?” “Che cosa mi impedisco?” “Che cosa penso di non essere in grado di fare?”

“Che cosa sto svalutando? Me? La situazione? A quale livello? Per quale aspetti?”

Fatelo questo esercizio, perché questo già apre una porta anche qua, ora, di consapevolezza.

Quindi la consapevolezza la possiamo vedere come lo strumento che possiamo utilizzare per accorgerci che non stiamo usando pienamente il nostro potere, che ci siamo messi addosso ancora una volta la pelle del ranocchio e ci stiamo dicendo che non possiamo utilizzare tutto quello che altri utilizzano o che in teoria si potrebbe fare nella vita.

Se ci rendiamo conto di questo, possiamo fare un primo passo per darci i permessi necessari e sviluppare un'autonomia piena.

Ora questo naturalmente è fatto di tanti passaggi, nel senso che non basta acquisire consapevolezza. Nella terapia ci sono modi e tempi, ci sono ritmi.

Io ora parlo di terapia pensando a casi di maggiore sofferenza di cui Berne si è occupato, ma l’Analisi Transazionale viene applicata nel campo educativo, nell’ambito sanitario, nel campo del counseling, nel campo organizzativo e aziendale.

A volte serve uno specialista

In terapia, ambito psicoanalitico, questa parte rientra nella prima fase dopo l’alleanza e si chiama decontaminazione.

Cioè rendendoci consapevoli della svalutazione di cosa svalutiamo dove poniamo questi blocchi, dove li sperimentiamo, iniziamo il processo di decontaminazione.

Dopodiché seguirà il processo di confusione caratterizzato dalla decisione, cioè andiamo a cambiare convinzioni antiche anche sviluppando opzioni e alternative.

Questo naturalmente richiede un lavoro emotivo, richiede un lavoro sullo stato dell’io Bambino che può essere fatto in tanti modi diversi a livello esperienziale, in maniera che il Bambino si senta al sicuro.

Non è più solo un discorso cognitivo, perché voi sapete che spesso le persone dicono sì, so che posso fare tutto questo, ma non ci riesco.

Quindi la consapevolezza apre la porta a un processo di cambiamento che poi deve toccare le convinzioni, le decisioni dello Stato dell’io Bambino.

Per questo ho chiamato la consapevolezza “la porta”. Perché è il primo passo per darci dei permessi.

L'ho vista come la porta che apre alla conquista dell'autonomia, che però deve essere poi seguita da un cambiamento delle convinzioni profonde della percezione che abbiamo di noi stessi, che è la fase centrale del lavoro in analisi transazionale.

E poi l'ultima fase è prevista praticamente in tutte le terapie, cioè porto nella vita di tutti i giorni le conquiste che ho fatto nel gruppo di terapia o nella terapia individuale.

Concludendo:

Il mondo dell'Analisi Transazionale è molto affascinante. Si muove da un principio paritario che riconosce ad ogni individuo la facoltà di autodeterminarsi. Oossiamo trarne grande ispirazione per migliorare la nostra vita e la nostra comunicazione e il nostro vivere con gli altri.

Non pensate a contesti invalidanti che necessitano di psicoterapia. Questi consigli, questi passaggi, sono utili per tutti noi perché come vedevamo prima, a livelli più blandi, diciamo così, tutti noi svalutiamo qualcosa tutte le volte che non ci diamo piena libertà, pieno spazio per poter agire, per poter vivere la nostra autonomia.

Se volete approfondire, questo ed altri argomenti di Analisi Transazionale  vi consiglio questo manuale di semplice lettura e che contiene anche diversi esercizi e, naturalmente, continuate a seguirci!