Da un po’ di tempo osservo i post delle persone e mi chiedo cosa scateni accesi dibattiti. Mi sono fatta persuasa che non abbia tanto a che fare con quanto sia interessante o istruttivo il tema trattato. Fatta eccezione per alcuni casi, con grandissimi seguiti (gli opinion leader o i professionisti della stampa), per le altre persone, secondo me, il punto di rottura è la ragionevolezza e la misura (o il non averli)
Se scrivete un articolo o un post molto ben documentato, misurato, etico, corretto, istruttivo, difficilmente qualcuno si sentirà mosso a commentarlo. Lo leggerà, ma non spenderà una riga per aggiungere un’opinione.
Provate invece a fare un post in cui andate a toccare la famosa “pancia” delle persone. Dite cose estreme. Toccate paradossi. Esprimetevi in modo ingiusto. Usate un linguaggio disturbante. Vedrete allora ogni genere di dibattito scatenarsi. Farei una prova. Ci ho pensato, anche.
Il punto però è che dovrei essere la prima a commentare e a dire che non sono d’accordo. Non sono d’accordo con una visione ingiusta, con un modo di relazionarsi egoico, con le discriminazioni. Non condivido un approccio solo “money oriented” che non contempli il prendersi cura del mondo in cui viviamo, che non si faccia parte attiva per migliorare il sistema Paese e la comunità in cui viviamo. Ora l’ho detto. Ora lo sapete. Non mi piace non essere d’accordo con me stessa. La coerenza è uno dei miei valori portanti.
Se non credete che si possa fare un mondo migliore, lavorando seriamente, con gli altri, in modo trasparente, sperimentando nuove strade per tendere ad un equilibrio armonico, nel mondo; se non pensate che il viaggio più bello che ci sia è quello in cui esploriamo noi stessi e ci miglioriamo, imparando sempre cose nuove; se non lo pensate, non siamo sulla stessa lunghezza d’onda e, come ho avuto modo di dire, in altre occasioni “Chi ha vie diverse, non viaggia assieme”.
E’ un’amara constatazione, ma vale nel lavoro e nella vita. Più gli anni passano e più, con chi e come, passiamo il nostro tempo, fa la differenza. Da ragazzi si esplorava un po’ tutto. Pian piano abbiamo fatto delle scelte, ci siamo strutturati un ambito che ci è confacente e vogliamo che anche il tempo “leggero” sia con persone che condividano le nostre visioni e il nostro sudore. Anche decidere di esplorare nuovi territori, è un modo d’essere a me confacente. La curiosità. Ecco. Ecco un’altra caratteristica che apprezzo molto.
Se scrivete un articolo o un post molto ben documentato, misurato, etico e corretto, istruttivo, difficilmente qualcuno si sentirà mosso a commentarlo. Lo leggerà, ma non spenderà una riga per aggiungere un’opinione.
Per questo il mondo della comunicazione ci fa arrivare solo cattive notizie e non ci parla delle eccellenze, di quello che di buono, bello è stato compiuto. Per questo, stiamo male, e pensiamo di vivere in un mondo tremendo. quando invece il progresso, la medicina, la tecnologia, hanno molto migliorato le condizioni di vita dei più.
Vorrei lanciare una sfida: perché non ci prendiamo l’impegno, almeno noi, almeno qui, di ignorare le cattive notizie, le esternazioni estreme, i moti sguaiati, le espressioni ingiuste? Commentiamo chi si esprime per il bello, per la crescita, per il progresso, per la giustizia, ignorando, anziché “portare a galla” le note sguaiate coi nostri commenti, sebbene apparentemente mitiganti. Io lo farò.
Non sarò cassa di risonanza per chi non suona le mie note, neppure per dirgli che la mia musica è diversa. Commenterò, dibatterò, solo quelle opinioni che, sebbene diverse dalle mie, contemplino rispetto, cura ed armonia per il prossimo. Commenterò le opinioni prive di integralismo, di qualunque genere.
Pubblicato su Linkedin il 22 agosto 2020