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Il cambiamento nei sistemi complessi

Scritto da Rosa M. Mariani | 20-dic-2023 17.21.10

I cambiamenti scaturiscono da fatti importanti spesso non generati dalla nostra volontà.

Questi fatti generano in noi cambiamenti.  Eventi significativi come i cambiamenti organizzativi nel nostro posto di lavoro, trasferimenti di casa o città, separazioni,  traumi di varia natura (violenze, tradimenti, mobbing, etc) ci mettono di fronte alla necessità di affrontare il mutarsi delle condizioni vissute sino a quel momento.

Gli eventi ci cambiano ma gradualmente. Il cambiamento emotivo non può avvenire in maniera repentina come è invece l’evento nella sua immediatezza. L’emozione è sempre più lenta del pensiero, dell’evento che lo ha generato.

 Non solo il cambiamento avviene gradualmente, ma tendiamo anche a generare nostre resistenze a protezione di un “sicuro consolidato” che ci evita di porci di fronte ad emozioni scomode (paura, ansia, apprensione, rabbia, etc)

 

Serve darsi tempo

Nei sistemi complessi, come è quello in cui tutti noi ormai stiamo vivendo, l’equilibrio non può essere statico.  Dobbiamo abituarci, allenarci a rivolgerci a noi stessi con le parole che maggiormente ci permettono di stare nell’incertezza.

Se il cambiamento ci ha portato da una certa situazione ad una differente, dobbiamo scegliere parole che internamente ci raccontino che abbiamo bisogno del nostro tempo per cogliere il sentire, per cogliere dove siamo.  Le richieste esterne sono incalzanti, ma rispondere immediatamente ad ogni cosa divora la nostra energia mentre noi, interiormente, abbiamo bisogno di più tempo.

 Le sollecitazioni del mondo esterno purtroppo non sono così immediatamente agibili per il nostro miglior equilibrio.

Ricordiamoci che le emozioni sono più lente del pensiero. Ricordiamoci che, tranne quando il pensiero pesca dal passato e genera una immediata emozione che rende il nostro presente-passato, le emozioni sono lente.

 

Servono scelte ecologiche per noi

Fuori di noi, per esempio nelle aziende, l’obiettivo da raggiungere è chiaro. È un obiettivo economico, come anche economico è il motivo per cui  noi lavoriamo. Se qualcosa nelle modalità con cui l’obiettivo aziendale è perseguito risulta essere in conflitto con il nostro mondo interiore, allora il nostro compito forse è proprio di agire con rispetto verso noi stessi trovando il giusto compromesso tra le due cose, o cercando una diversa collocazione lavorativa.   

Cercare di fare una scelta ecologica per la nostra interiorità, ci aiuta ad evitare un insopportabile e perpetrato malessere. Non sempre è possibile nell’immediato, ma se ci sono chiari i nostri confini, sicuramente lavoreremo alla possibilità di una realizzazione futura.

Quando riusciamo a trovare un punto di incontro tra quello che ci viene chiesto, le sollecitazioni che riceviamo e quello che è giusto per noi e che percepiamo come ecologico per il nostro essere, ecco che allora l’ansia scompare.

 

L'evento non è improvviso.

L'evento ha un suo evolversi, noi però spesso tendiamo ad ignorare i segnali e riconosciamo il momento improvviso solo quando c'è una frattura inevitabile, quando non possiamo più esimerci, quando abbiamo le spalle al muro.

Ascoltare, percepire, è un lavoro che non ci hanno insegnato a fare. Anche se il mio pensiero pian piano aggiunge dei tasselli, io mi comporto come se non ci fosse un processo di cambiamento in atto.  Quando accade così, potremmo anche definire che la reazione all l'incertezza si esprime in una non azione, e in quel lasso di tempo in cui le cose intorno a noi cambiano ma noi non ci muoviamo, agiamo una resistenza.

L'incertezza è quello stadio in cui percepisci che le cose non stanno funzionando e ti prendi tempo per cercare i dati (che non avrai mai tutti) e ti prendi tempo per valutare la scelta migliore (che non esiste) per cui si può essere o stare nella situazione di incertezza anche per molto tempo. A volte quell’incerto può essere un momento o può durare anche anni.

Non sempre siamo capiti 

Nella decisione personale è possibile che chi abbiamo intorno (figli, famiglia, amici, colleghi) non condividano la nostra scelta.  É possibile che gli altri non siano pronti ad accettarla perché non hanno fatto tutti i passaggi che abbiamo fatto noi nel tempo per arrivare alla nostra conclusione e allora ci sono due modalità di affrontare la cosa:

  • agisco con rabbia (gli altri non mi capiscono)
  • uso la rabbia che sento non per agirla verso gli altri ma come energia propulsiva per influenzare il mio micro-cosmo, cioè quindi mi metto nei loro panni,  cerco di capire la loro preoccupazione su un qualcosa che io ho già ragionato nel tempo e quindi capito, per agevolare la loro comprensione sulla mia scelta.

Quindi, sono due le modalità:

  • influenzo, perché sono consapevole
  • agisco con rabbia, perché io sento cosa devo fare e gli altri non mi capiscono

 

Un piano "B"

Nella complessità che ci circonda e che abbiamo citato, è buona cosa cercare sempre di avere un piano “B” cosicché, se la scelta effettuata non risultasse appropriata, avremmo subito una alternativa da attuare e, cosa ancor più importante, non rischieremmo di cadere nello sconforto.  Contemplare alternative facilita l’ottimismo inteso come capacità adattiva.

E’ interessante anche avere un approccio che lavora sul fatto che ci può essere la soluzione migliore per questo momento ma potrebbe esserci anche un'altra soluzione diversa più avanti perché viviamo in un contesto mutevole, complesso, del quale non possiamo contemplare tutte le possibilità.

Questa è una capacità di intelligenza emotiva: avere più possibilità in mente e avere in mente che la migliore possibilità riguarda quel preciso momento.

 

Disamine realistiche

Il mondo in cui viviamo è sempre più caotico e complesso, la mole di informazioni che ci arriva è enorme e non necessariamente significative di verità. Siamo caduchi e abitati da molteplicità e non abbiamo controllo quasi su nulla, a volte neppure su noi stessi, sui nostri pensieri.

Il cervello punta alla sopravvivenza e tende a ri-mettere in pratica quello che si è dimostrato utile in passato (magari un passato molto remoto) per risparmiare energie.

A volte quindi pensiamo di essere nel presente e invece agiamo sulla spinta di una emozione passata. Rendiamo il nostro presente, passato e ci priviamo di un futuro che, anziché essere tale, diventa un futuro, passato. 

Uscire dalla cornice di cui siamo parte ci apre altri mondi possibili, di relazione e di benessere.

I cambiamenti e i traumi più significativi che un individuo si possa trovare ad affrontare sono:

  • cambio di casa
  • cambio di lavoro o di ruolo
  • mobbing
  • divorzio/separazione
  • lutto/abbandono
  • catastrofe naturale (terremoto, alluvione)
  • prigionia/tortura
  • violenza fisica e psicologica
  • malattie gravi
  • tradimento

 

 Concludendo:

Siamo esseri emozionali che tendono a restare in una comfort zone, anche quando questa è tutt’altro che piacevole. Tutto è meglio del nuovo. Tuttavia la realtà attorno a noi è strutturata per non rendere sempre possibile la staticità cui ambiamo e serve il coraggio per affrontare il cambiamento, per aprirci a nuove possibilità.

Un Mentore può aiutarci se lo desideriamo.