Essere autentici oggi non è affatto scontato.
In un mondo fatto di ruoli, aspettative sociali, performance e confronto continuo, molte persone si perdono nel tentativo di piacere, riuscire, adattarsi.
“Chi sarei se smettessi di compiacere?”
“Che voce avrei se non avessi paura di essere giudicato?”
“Cosa desidero davvero, al di là di quello che gli altri si aspettano da me?”
Queste sono alcune delle domande che emergono nei percorsi di mentoring, coaching e counselling.
Perché cercare l’autenticità non è solo un vezzo: è una necessità profonda per vivere in coerenza con sé stessi.
Non esiste un “vero sé” statico. Essere autentici non significa tornare a una versione originaria di sé, né vivere in accordo con ciò che si sente, si pensa e si prova. ma piuttosto sapersi fermare e non agire istintivamente quel sentire, pensare e provare che abbiamo introiettato e che fanno di noi prigionieri tri-generazionali.
L’autenticità è:
congruenza interna: tra emozioni, pensieri, valori e azioni
presenza consapevole: essere lì, in quel momento, senza maschere, nel "qui ed ora"
coraggio relazionale: mostrarsi anche quando si rischia di non essere capiti, per difendere i propri confini
L’autenticità è un processo, non una condizione. E' autentico un comportamento appreso che non re-agisce ma agisce dopo aver posto a se stessi domande interne circa quello che deve essere vero per l'altro.
Fin da piccoli apprendiamo che essere accettati spesso richiede il sacrificio di parti autentiche.
Così iniziamo a costruire “personaggi” per:
piacere agli altri
evitare il conflitto
ottenere riconoscimento
non essere abbandonati
Queste maschere (che a volte diventano ruoli fissi) ci proteggono… ma nel tempo ci dissociano da chi siamo davvero.
Esempi di maschere comuni:
il bravo ragazzo / la brava ragazza
il competente sempre in controllo
il generoso che si sacrifica
il neutro che non dà fastidio
Il coach, mentore o counsellor ha il compito di:
creare uno spazio in cui la persona possa esplorare sé stessa senza censura
allenare alla consapevolezza dei propri bisogni autentici
sostenere nella fatica di ascoltare il proprio sentire
In questo spazio protetto, la persona può fare esperienze nuove:
dire “no” senza colpa
esprimere rabbia o vulnerabilità
fare scelte coerenti con ciò che sente davvero
Chiedere alla persona di osservare, ogni giorno:
Cosa ho fatto oggi che non rispecchia ciò che sento o credo?
Cosa avrei voluto dire o fare, ma non ho osato?
Un esercizio per portare alla luce ciò che viene trattenuto per paura di perdere approvazione.
Da lì parte il lavoro.
Molti compromessi sono travestiti da disponibilità.
Chiedersi: Sto dicendo sì per scelta, o per paura?
L’autenticità ha una fisiologia.
Stare nel corpo, ascoltare le sensazioni fisiche (tensione, apertura, respiro) aiuta a intuire quando ci stiamo tradendo.
Essere autentici può comportare:
perdere ruoli e relazioni basate sulla finzione
deludere aspettative altrui
sentirsi vulnerabili
Ma porta anche:
chiarezza interiore
energia ritrovata
relazioni più vere
Il prezzo dell’autenticità è la solitudine temporanea.
Il premio è l’integrità permanente.
Giulia, 38 anni, in un percorso di mentoring e counselling integrato:
“Mi sono resa conto che la me ‘gentile e sempre disponibile’ era un personaggio. Avevo paura che, se dicevo di no, nessuno mi avrebbe più cercata. Quando ho iniziato a farlo, alcune relazioni sono finite. Ma ne ho trovate di nuove, dove posso respirare.”
Essere autentici non è solo scoprirsi, ma sostenersi:
è un atto quotidiano di onestà verso sé stessi
è una forma di rispetto profondo per il proprio sentire
è la base per qualsiasi cambiamento reale
Autenticità non significa dire sempre tutto, ma non mentirsi mai.
Secondo la psicologia, vivere in modo autentico significa agire in coerenza con i propri valori profondi, anche quando ciò comporta scelte difficili o controcorrente. L'autenticità è stata studiata a fondo anche in ambito clinico, come fattore protettivo per la salute mentale e la crescita personale.